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Chi ben comincia...

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02
Mag

21 aprile 2013: prima prova del nuovo Campionato Italiano per squadre di Società.

Campo di Gara “Le Chiatte” - Canal Bianco – Adria

1^ squadra classificata: Lenza Emiliana Tubertini sq. A – penalità complessive 6

Questo recita l’asettico ruolino di marcia della prova d’esordio del nuovo format del massimo campionato per società di Pesca al Colpo.

E ad uno sguardo superficiale potrebbe essere anche una nota banale: quante gare di campionato ha vinto la squadra A della Lenza Emiliana Tubertini?

Vero, ma questa gara aveva alcune caratteristiche peculiari: come detto era la prima di un format nuovo ed era anche la prima volta del grande circus delle migliori formazioni del paese in un nuovo campo di gara come il Canal Bianco alle Chiatte, e questa cosa poteva mettere in difficoltà anche grandi campioni.

Ma Ferruccio Gabba, Simone Carraro, Giuliano Prandi, Moreno Ravaglia ed Umberto Ballabeni non hanno avuto particolari problemi nel prendere le misure al campo di gara rodigino ed hanno sfoderato una prova degna della loro migliore tradizione, regolando il lotto delle 39 concorrenti.

Sono le parole di Ferruccio Gabba a darci le indicazioni sulle scelte tecniche che hanno portato alla vittoria di tappa la pattuglia di campioni della Lenza Emiliana e le impressioni che ha riportato durante le prove e la gara ufficiale.

Ferruccio, chi ben comincia…

“Chi ben comincia… ma siamo solo all’inizio di un lungo percorso e le squadre più forti sono comunque tutte li ad un passo.”

E’ stato un Canal Bianco come ve lo aspettavate? In definitiva era la prima gara ufficiale che tu, come molti altri, vi avete disputato…

Direi che è stato addirittura superiore a quello che ci aspettavamo. Sapevamo che c’è molto pesce ma la pescosità si è rivelata ancora superiore e la regolarità è stata assoluta. Sino al giorno prima avevamo dei dubbi sull’impostazione, soprattutto sulla distanza di pesca a cui operare. Avevamo visto che in relazione alla velocità dell’acqua le breme tendevano ad avvicinarsi alla sponda, e la marea prevista lasciava presagire acque via via sempre più veloci. Di conseguenza avevamo deciso di preparare due linee di pesca, una a 13 metri ed una a 5 pezzi di canna. Anche la conformazione del fondo poteva influenzare la scelta: io, ad esempio, a sei metri da riva avevo pochissima acqua, mentre a 13 la corrente tirava molto forte. Di conseguenza, ho deciso di tentare solamente la carta intermedia ed ho fatto un unico fondo a 10 metri, dove la forza della corrente era meno evidente ed il fondo diventava praticamente lo stesso che avevo a 13.”

Quali tipi di lenze avete preparato?

“Come ti ho detto la corrente era molto sostenuta e per questo abbiamo deciso di impiegare degli Skipper come galleggianti, montando dei modelli da 10 a 20 grammi, perché la velocità dell’acqua ad Adria può variare molto nel corso della gara. Io sono partito con 20 grammi per arrivare a 10 a metà delle 4 ore e finire nuovamente con 20. Questo al di là della profondità, che è variata in negativo di almeno 40 cm nel corso della competizione.”

Come mai la scelta è caduta proprio sullo Skipper come galleggiante?

“Avevamo visto che, a differenza di quanto succede ad esempio a Medelana, le breme del Canal Bianco si catturavano meglio pescandole non proprio bloccate sulla pastura ma facendovi razzolare lentamente sopra l’esca. Avevamo bisogno, quindi, di un modello piuttosto versatile, da poter impiegare sia in passata controllata che eventualmente più da fermo. Lo Skipper è perfetto in queste condizioni.”

Altro aspetto fondamentale, parlando di breme, penso sia il discorso pasturazione e tempi della stessa. Voi come vi siete comportati?

“I materiali in questi casi sono fondamentali, soprattutto avere terre idonee a poter gestire al meglio i tempi di sfaldamento a seconda del mutare delle condizioni è determinante. Il fondo iniziale lo abbiamo fatto con 2 chili della collaudatissima Turbo Black addizionata da 1 chilo di Secret noir di Van den Eynde, uno sfarinato che lega maggiormente il tutto, e 2 chili di terra di fondo VDE. Con questi 6 litri abbiamo fatto il fondo iniziale. Oltre a questo abbiamo preparato circa 14 litri di terra di somma nera. Di questi, 8 li abbiamo addizionati con ¼ di litro di fouillis e buttati a mano all’inizio. Con poco fouillis i tempi di scioglimento sono più lenti e quindi il tutto dura per buona parte della gara. Il restante ¾ di fouillis lo abbiamo mescolato con i restanti 6 litri di somma da usare come alimentazione per la gara.”

Una percentuale decisamente importante quest’ultima…

“Si, ma avevamo visto durante le prove che i pesci entravano sempre con maggior decisione su delle quantità importanti di fouillis e quindi non ne abbiamo risparmiato neppure uno! A questa terra di somma di alimentazione abbiamo anche aggiunto ½ lt. di bentonite per dare più consistenza alla pallina.”

Viste le caratteristiche morfologiche del campo di gara e la quantità di pesci presenti, viene spontanea l’analogia con il campo gara di Medelana…

“Le similitudini si limitano alla sola forza della corrente e alla tipologia dei pesci prevalenti, per il resto ci sono differenze sostanziali. Innanzi tutto la taglia media dei pesci, che nel Po di Volano è abbastanza omogenea mentre ad Adria si possono catturare nella stessa gara pesci da meno di 100 grammi fino agli esemplari da 2 chili, che sembrano convivere quasi assieme. E in caso di nasse importanti come quelle che si sono fatte alle Chiatte, nell’ordine dei 15/20 chili, è fondamentale predisporsi a raccogliere qualsiasi pesce di qualsiasi taglia, senza cercare troppo di selezionare i pezzi maggiori perché il risultato non si ottiene. Anche la velocità dell’acqua domenica era maggiore di quella di Medelana, così come la tipologia di pesca è abbastanza differente, secondo noi. Come ti ho accennato parlando di galleggianti, a Medelana, con la velocità dell’acqua che avevamo ad Adria, avremmo usato almeno 30 grammi, forse 40; alle Chiatte abbiamo variato dai 10 ai 20 per svolgere un’azione di pesca più ad accompagnare l’esca che a bloccarla troppo sulla zona pasturata.”

E come geometrie di lenza ?

Qui entriamo in un campo più personale, che dipende anche dalle abitudini di ognuno di noi. Personalmente non amo molto certe lenze realizzate con pallini di varie dimensioni, tipo coda di topo; io ritengo che per pescare bene le breme in corrente sia più proficuo usare un bulk, realizzato magari con una sfera di dimensioni adeguate, con solo qualche pallino sotto, di misura idonea in relazione alla portata del galleggiante. Questa geometria mi offre maggior fiducia nella percezione della mangiata, io la definisco “più sincera”, e allo stesso tempo, nelle medesime condizioni, ti consente di impiegare il 10/15% in meno di peso in lenza per avere lo stesso effetto desiderato, perché è una lenza che sta più verticale rispetto al fondo.”

I tuoi compagni come hanno pescato?

“Come concetto avevamo deciso di pescare alla distanza dove fossero stati sufficienti galleggianti da 20 grammi al massimo, perché con grammature maggiori si faticava molto di più a catturare. In base a questa considerazione ognuno di noi, in relazione al proprio picchetto, poteva decidere quali linee pasturare. Come ti ho detto io ho pescato esclusivamente a 10 metri, Moreno Ravaglia ha preparato sia la pesca a 5 pezzi che quella a 11,50. Nella pesca corta Moreno ha fatto veramente molto bene.

Sulla sponda opposta alle chiatte, la pesca è stata più standard, e sia Simone che Giuliano hanno pescato a 11,50. Comunque, indipendentemente dalla distanza scelta, la tecnica da adottare è pressoché la stessa.”

Con quali materiali avete realizzato le vostre lenze?

“Madre lenze e terminali li facciamo ormai solo con il nuovo NEXT di Tubertini, in questo caso rispettivamente con dello 0.20 e 0.16. Sono diametri importanti, ma con questo livello di pescosità e con i sassi del fondo che possono intaccare un filo che vi scorre sopra, abbiamo pensato di stare sul sicuro nel momento in cui fosse entrato un pesce di taglia. Ho impiegato il filo dello 0.20 in linea anche perché in queste situazioni, in cui al variare del livello dell’acqua occorre variare anche la distanza galleggiante/cima della canna, è necessario fare dei nodi che ci possano far svolgere bene questa cosa. E un nodo fatto su di un filo di buon diametro lo mette meno in crisi in caso di forte sollecitazione.

Gli ami, su cui appuntavamo 6/7 fili di ver de vase, sono stati dei 14 e dei 15 della serie 18.”

Torniamo alla gara in se. Le squadre più forti sono tutte lì, ma anche molti agonisti delle altre hanno fatto bene, a dimostrazione che forse le breme le iniziano a masticare abbastanza bene in tanti…

“Certamente la costante pratica sulle breme sta portando la maggioranza dei garisti a farsene esperienza. Credo, comunque, e i risultati lo dimostrano, che le squadre che hanno iniziato prima a lavorarci sopra e continuano a farlo, abbiano ancora un piccolo margine di vantaggio in una tecnica talmente specifica come questa.”

Vogliamo dire due parole sul format del nuovo Campionato Italiano per Società?

“Personalmente lo preferisco per alcuni motivi, il primo dei quali è che la fase di qualificazione che disputavamo negli anni scorsi, una volta raggiunte le finali non serviva più a nulla e tutto veniva rimesso in discussione nuovamente nelle gare di finale, partendo da zero per giocarsi tutto in poco più di un mese, a fine stagione. Certamente comprendo come per molte Società sia difficile affrontare un impegno di questo genere, con questi costi e queste dinamiche. Probabilmente bisognerebbe rivedere un po’ i numeri delle squadre impegnate. Oggi siamo forse in tanti. Questa, comunque, è stata solo la prima prova, vedremo di trarre qualche conclusione verso la fine, quando avremo fatto anche le gare di Umbertide, nelle quali le squadre del Centro e Sud Italia potranno sentirsi più a proprio agio. La gara di Adria è stata forse un po’ anomala, su di un campo di gara nuovo, sul quale le formazioni che hanno avuto maggior tempo di andare a provare sono state certamente più favorite. Su campi più conosciuti questo fattore incide un po’ di meno.”

Credo che per la prima volta nella tua vita tu abbia pescato al fianco di agonisti che venivano dalla Sicilia piuttosto che dal Sud Italia. Che impressioni hai riportato da questa esperienza?

“E’ vero e ti posso dire che queste persone andrebbero premiate innanzitutto per l’impegno e la passione che mettono nell’affrontare questo Campionato. Certamente, dal punto di vista tecnico, sono enormemente svantaggiati rispetto a coloro che frequentano abitualmente questi campi gara ed i loro pesci. La realtà del Sud Italia è totalmente differente, come ambienti e come pesci, e quindi questi ragazzi sono veramente da elogiare e da premiare.”

Quest’anno, credo per la prima volta da quando la squadra A è così composta, affrontate il campionato con una formazione di 5 elementi, avendo affiancato al quartetto “classico” Gabba, Carraro, Prandi e Ballabeni anche Moreno Ravaglia, che in questa occasione ha esordito ufficialmente in squadra A mentre è rimasto a riposo il Campione del Mondo individuale di Parigi…

“Abbiamo notato che, se vogliamo competere ai massimi livelli con le squadre più forti, è necessario che ognuno di noi dia sempre il 110%, in ogni occasione, e per fare questo è indispensabile avere una quinta persona che abbia comunque l’esperienza ai massimi livelli, che affronti le prove assieme al quartetto che pescherà e che sia in grado di visionare anche il campo di gara e gli altri concorrenti con occhio esperto. In questo caso Umberto ha scelto di rimanere a riposo, ci ha seguito e supportato durante le prove ed è stato effettivamente molto molto utile. Durante le gare di prova e le prove non ha pescato materialmente ma si è comportato da autentico CT fornendoci delle informazioni preziosissime, anche grazie alla sua immensa esperienza.”

Angelo Borgatti